Cooperativa Il Girasole, intervista al presidente Lucia Rubin

Oggi abbiamo il piacere di parlare con Lucia Rubin, attuale Presidente della Cooperativa Il Girasole realtà attiva dal 1978 nel nostro Comune.
Il Girasole è una Cooperativa Sociale di tipo A ed è nata dall’esigenza di dare una risposta differente dal ricovero in istituto a persone con problematiche psichiche e fisiche residenti nel Comune di Selvazzano Dentro e/o nei territori limitrofi.

Fondata da alcuni volontari, obiettori di coscienza del Servizio Civile, presso una vecchia casa in via Venezia, dietro la chiesa di Tencarola; attualmente ha la sua sede in via Friuli 1/a, sempre a Tencarola.

Gentilissima Lucia, Il Girasole ha un peso importante all’interno del nostro territorio, soprattutto per l’importante mission con la quale si propone

Siamo felici di portare avanti le nostre attività che consistono nell’accompagnare le persone con disabilità o disagio psichico e le loro famiglie, ad essere protagoniste del proprio progetto di vita, cercando di favorire e promuovere iniziative di inclusione nel territorio. Per noi è importante diffondere una cultura inclusiva, attraverso la gestione di un’impresa cooperativa, con le altre realtà presenti nella comunità locale.

Ma parlaci un po’ di storia, come è nato Il Girasole e quali passi ha intrapreso per diventare quello che è oggi, i servizi gestiti, i beneficiari e le attività?

Come dicevamo, la cooperativa è nata nel lontano 1978 in vecchia casa dietro la chiesa di Tencarola messa a disposizione dalla parrocchia. Erano anni di grandi movimenti civili, da una parte la legge Basaglia, dall’altra l’istituzione del servizio civile alternativo al servizio militare, ai primi albori. Da subito questa esperienza è riuscita ad attrarre un importante numero di giovani-adulti della zona, volontari e obiettori di coscienza che si sono interessati ai loro coetanei svantaggiati avviando un cammino di reale inserimento sociale.  Grazie anche all’azione del comitato 236, tra il 1984 ed il 1986 il Comune di Selvazzano si è fatto carico della costruzione delle strutture che ancora oggi ospitano la Comunità Alloggio ed il Centro Diurno, con un’azione che non aveva precedenti in Italia e che ha aperto ad un modo nuovo di concepire i servizi per persone con disabilità. Alla fine del 2013 attraverso un bando pubblico abbiamo acquistato gli edifici. Nel 1988, seguendo la vocazione agricola che ha accompagnato la nostra realtà fin dalla sua costituzione Il Girasole si è trasformata accompagnando la nascita di un’altra cooperativa, la Nuova Agricola Girasole.

Quest’ultima si occupa di inserimenti/inclusione lavorativi attraverso l’attività florovivaistica, in quest’ambito è diventata da subito un riferimento per i Selvazzanesi e non, che hanno saputo riconoscere il valore sociale di questa esperienza e l’hanno sempre sostenuta permettendo così l’accompagnamento verso il mondo del lavoro e l’inclusione sociale di moltissime persone che presentavano svariate forme di disagio.

Tornando al Il Girasole, attualmente si occupa di servizi che operano in due aree: quella dedicata alle persone con Disabilità – servizi  residenziali e semi-residenziali, nello specifico gestisce una Comunità Alloggio, un Gruppo Appartamento ed un Centro Diurno; l’area afferente alla salute mentale per le persone con disagio psichico, in particolare un Gruppo Appartamento Protetto e quattro Gruppi Appartamento Autonomi. Attualmente lavoriamo su otto strutture.

Il Girasole offre anche un’ottima opportunità di mettersi in gioco attraverso il volontariato ed inoltre ha un canale aperto per il Servizio Civile

Entrambi gli aspetti hanno caratterizzato la storia della nostra cooperativa, basti pensare che è stata fondata da due obiettori di coscienza in Servizio Civile ed è lunga la lista degli obiettori che sono passati negli anni, alcuni di essi sono poi diventati operatori e soci e lavorano ancora con grande passione, alcuni sono soci volontari. Un discorso analogo può essere fatto con il Servizio Civile Nazionale prima ed Universale ora, tantissimi sono i giovani che hanno prestato servizio in comunità e nel centro diurno dal 2005 ad oggi. Questa particolare progettualità è gestita all’interno di una rete di altre realtà come la nostra che ha come capofila il Consorzio Veneto Insieme che è un consorzio di cooperative sociali. Mi sento di sottolineare l’importanza di questo ambito dal momento che nel corso degli anni è risultato sempre più evidente come, oltre al grande valore formativo personale per le/i giovani che decidono di mettersi in gioco, questa esperienza si dimostri un importante porta di ingresso nel mondo del lavoro per persone al di sotto dei trent’anni. Moltissimi volontari, dopo aver concluso l’anno di servizio civile, sono stati poi assunti dalle cooperative del circuito e lavorano come operatori nei nostri servizi. È altrettanto significativo il numero di giovani che, colpiti dall’importante esperienza umana vissuta nell’anno di servizio, hanno mantenuto rapporti di amicizia anche con gli utenti dei servizi o sviluppato azioni di volontariato stabile. A proposito di volontariato, cito l’associazione La Pietra che raccoglie i volontari che sostengono con la loro preziosa azione i progetti delle due cooperative, Il Girasole e la Nuova Agricola Girasole.

La presenza dei volontari garantisce un servizio migliore all’utenza, dal momento che va ad arricchire molto tutto l’ambito delle relazioni umane, si sviluppano dei rapporti molto importanti, in alcuni casi vere proprie amicizie. Alcune di queste sono risultate “vitali” per alcuni ospiti in questo periodo di pandemia che ha colpito molto l’area della socialità e dei rapporti umani. Molto spesso queste presenze hanno permesso di far partire e strutturare azioni innovative, per loro natura molto più fragili sul piano della sostenibilità rispetto ad altri servizi storicamente più strutturati.

Uno degli aspetti più interessanti è il percorso abilitativo e di autonomia; parlaci del gruppo appartamento disabilità  “Posso vivere da me”

”Posso vivere da me” è un progetto ampio che ha il suo fulcro all’interno di un appartamento sito in via Carnaro a Tencarola e comprende due linee di intervento. Una linea è dedicata a progetti di residenzialità continuativa, quindi di persone che dimorano all’interno della struttura per un periodo a lungo termine. L’altra linea è dedicata a percorsi di autonomia in cui le persone dimorano per periodi brevi (qualche giorno, il week-end, qualche settimana). Stiamo parlando della grande tematica del “Dopo di Noi”, di situazioni in cui è venuto meno il sostegno della propria famiglia e la persona necessita di una soluzione abitativa accompagnata, ma non solo, anche di persone che desiderano mettersi in gioco in un contesto abitativo diverso da quello familiare o di uno spazio proprio, in cui possono sperimentare le proprie abilità ed autonomie personali.

Queste esperienze costituiscono anche importanti azioni di sollievo per le famiglie.

Il progetto è partito quasi una decina di anni fa ed ha sperimentato varie progettualità sempre strutturate su tempi brevi di presenza delle persone. Da novembre 2018 c’è stato il salto di qualità con la trasformazione in un vero e proprio servizio residenziale in cui sono entrate delle persone a vivere in maniera stabile. Questo progetto da sempre ha avuto come caratteristica quella di essere un servizio privato, che non godeva di finanziamenti pubblici; per questo è sempre stata fondamentale la ricerca di fondi per garantirne la sostenibilità e l’equilibrio economico ed in questo anche la comunità di Selvazzano ha dato importanti contributi. Varie iniziative sviluppate negli ultimi anni, anche con il supporto della rete delle associazioni Selvazzanesi e sostenute dal Comune di Selvazzano, sono state finalizzate al sostegno di questa esperienza.

Un altro interessante discorso da affrontare è la qualità e la personalizzazione dei servizi centrati sulla persona in confronto alla sostenibilità economica dei servizi

Questo è uno dei grandi temi del momento. La nostra attenzione è sempre stata quella dell’ascolto della persona ed abbiamo sempre cercato di formulare i Progetti Individualizzati, che sono lo strumento che guida il nostro operare, cercando di tenere in considerazione al massimo le caratteristiche, aspirazioni, desideri delle persone che “abitano” i nostri servizi cercando di coinvolgere direttamente nel processo di progettazione delle attività, attraverso un confronto costante anche con le famiglie, sempre cercando di mettere la persona al centro, di considerarla come protagonista di un percorso di vita piuttosto che come cliente/fruitrice di un servizio. Sempre più l’attenzione alle risorse disponibili diventa cruciale e sempre più ci troviamo a dover reperire risorse altre rispetto quanto garantito dall’ente pubblico per poter dare forma a dei progetti anche che vadano a rispondere a quelle che sono le esigenze reali delle persone. Per tutto questo diventa fondamentale essere parte integrante di un territorio che sappia accogliere e farsi carico dei suoi cittadini che possono mostrare delle fragilità. Per poterlo permettere è importante continuare a mettersi in discussione cercando continuamente il miglioramento attraverso la formazione, la presenza nel territorio ed il confronto aperto con esso. È importante imparare a strutturare efficaci azioni di fundraising. Ho già citato in precedenza l’importanza della presenza dei volontari che, spesso anche attraverso azioni molto semplici permettono di costruire importanti azioni di inclusione sociale.

Sono molte le iniziative atte a favorire contesti inclusivi. Quale piano di azione vi siete imposti di perseguire al fine di garantire nel miglior modo possibile l’inclusione sociale dei ragazzi?

L’aspetto del legame con il territorio è sempre stato parte integrante del DNA della cooperativa e, come anche già accennato, abbiamo sempre cercato di favorire il costituirsi di relazioni significative per i nostri ospiti anche al di là dei servizi che frequentano. Negli ultimi anni alcuni progetti particolarmente significativi in questi termini sono sicuramente il progetto con le scuole del territorio, abbiamo iniziato con la scuola Bertolin di Tencarola e piano piano siamo arrivati ad instaurare rapporti regolari con tutte le scuole primarie del Comune di Selvazzano che per alcune classi prevedono ormai ogni anno dei laboratori in collaborazione con Il Girasole. Vedere i bambini che escono dalle classi per salutare i nostri utenti solo per averli visti passare o correre loro incontro abbracciandoli mentre attraversano il parco al pomeriggio, da un’emozione difficile da descrivere e ci fa lecitamente sperare di aver gettato qualche piccolo seme che accompagni la crescita dei cittadini di domani.

Per molti anni abbiamo collaborato prestando una presenza di servizio alla sagra di Tencarola, un modo semplice e per contribuire alla festa di una comunità. Da qualche anno abbiamo in gestione un appezzamento presso gli orti urbani in Via Dei Mille a Tencarola dove sono nate ottime relazioni con gli altri ortolani; storicamente collaboriamo con la nostra “sorella” Nuova Agricola Girasole con dei progetti presso le proprie strutture aperte al pubblico, stiamo cercando di aprire altri canali con altre realtà economiche del territorio.

In questo periodo difficile di pandemia, come siete riusciti a gestire al meglio la situazione?

Dopo un primo momento di spaesamento è stato fondamentale recepire le varie indicazioni per strutturare dei protocolli operativi molto stretti. È stato importante applicarli con disciplina facendo una grande opera di informazione e sensibilizzazione richiamando alle responsabilità di ognuno per il bene di tutti. Nonostante fosse tutt’altro che scontato, c’è stata una risposta molto consapevole da parte di tutti, anche la maggior parte degli utenti ha capito l’importanza di rispettare le regole ed ha dimostrato grande senso di responsabilità nell’accogliere ed accettare i cambiamenti organizzativi che hanno condizionato la riapertura dopo il lockdown e tutt’ora caratterizzano la nostra organizzazione. Hanno accettato l’imposizione di alcune pratiche come l’uso della mascherina, i tamponi con frequenza regolare, il cambiamento nel servizio di trasporto, l’organizzazione in nuclei chiusi ecc.

C’è stato un grande lavoro di ascolto delle persone e delle famiglie, in tutte le fasi. All’inizio l’attività per le persone che frequentano il Centro Diurno è stata caratterizzata da interventi a distanza o a domicilio con un monitoraggio continuo sulle condizioni delle persone, realizzando delle azioni ad hoc su alcune situazioni che mostravano segni di criticità e con più necessità di supporto. Certamente le limitazioni di questo lungo periodo sono state vissute con maggior difficoltà dalle persone residenti nella comunità che hanno dovuto rinunciare a tante delle loro attività fuori della casa, ad incontrare i parenti, invitare gli amici od uscire in compagnia. Gli operatori hanno lavorato moltissimo quest’anno per rimodulare le attività, per supportare e dare coraggio nei momenti di maggior fatica dimostrando grande senso di responsabilità. È stato un anno molto impegnativo pieno di spaesamento e paura ma anche ricco di nuovi spunti e possibilità di cui fare tesoro.

Malgrado le tante difficoltà incontrate in questo anno di pandemia, il virus non è riuscito a demolire il carattere sociale che è la carta d’identità della nostra cooperativa.

Ti ringrazio per la disponibilità, sicuramente ci saranno altre occasioni per parlare di altre tematiche

Ci contiamo, sarebbero tante ancora le tematiche di cui parlare e che non abbiamo affrontato, stiamo anche lavorando a nuovi progetti ancora in fase embrionale ma che sarà interessante condividere nel momento in cui dovessero trovare la loro forma. A presto.

 

Matteo Venturini