INTERESSANTE INCONTRO CON ETTORE PEZZETTI, AU-TORE DEL ROMANZO “PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI”

Il Giornale di Albignasego ha avuto il piacere di incontrare Ettore Pezzetti,  autore del libro “Prima che sia troppo tardi” ed apprezzato cittadino di Albignasego. La nostra rubrica dedicata alla scrittura si arricchisce di un nuovo contributo con questa interessante intervista. Buona lettura!

“Prima che sia troppo tardi” è il tuo primo romanzo, concepito dodici anni fa e concluso durante la prima fase pandemica che ha colpito nei primi mesi dell’anno 2020. Di cosa parla il tuo romanzo?

E’ liberamente ispirato da un truce fatto di cronaca accaduto appunto una dozzina di anni fa in una ricca provincia italiana del Centro Nord, dettato da ignoranza, stupidità e tanto efferato quanto inutile, che tocca un argomento purtroppo sempre di estrema attualità. Episodi che si ripetono con notevole frequenza un po’ ovunque.  In quel caso si era trattato di un’aggressione finita tragicamente, che io ho trasformato in incidente, proprio per non dare spazio e pubblicità a una banda di balordi perdigiorno. L’ho rielaborato per renderlo meno duro rispetto alla realtà e inserendolo in un contesto di fantasia, che si snoda tra un’ipotetica metropoli statunitense e l’incantevole paese di Dolceacqua, in Liguria, uno tra i più bei borghi italiani. Io stesso trascorsi diverse estati della mia adolescenza   tra i magnifici luoghi della riviera di Ponente, attingendo a piene mani tra quei ricordi. Nel romanzo Jannel è un giovane manager di origini italiane, tra i trenta e i quarant’anni, uscito malconcio e ferito da una turbinosa relazione con un’affascinante e volitiva donna in carriera. Ferito nei sentimenti vorrebbe escludere un nuovo rapporto e dedicarsi solo al lavoro e al suo futuro. E invece, ancora emotivamente fragile, viene travolto,  suo malgrado, dalla storia con Ale che, con un divorzio alle spalle e un figlio adolescente, da tempo cerca stabilità con un compagno. Lavorano nella stessa azienda e devono partecipare a un’importante incontro per la salvaguardia dell’attività. Dovendo  terminare il lavoro dopo la riunione,  non si spostano dalla sala in cui si trovano. Rimasti dunque soli Ale, con una sottile arte seduttoria, và all’attacco di un vulnerabile Jan, che non sa resistere all’ardito corteggiamento. Ne è sorpreso, prova un’inusuale attrazione che mai avrebbe immaginato. Si trova precipitato in una nuova realtà, ne ha paura ma non riesce a respingerla. Nuove sensazioni lo stordiscono e alla fine cede. Ad una folle passione vissuta in un contesto assurdo. Ne rimane sconvolto, mettendone in discussione identità, personalità, certezze e futuro, come uomo e come professionista. Deve staccare per pensare e capire.  Una vacanza premio sembra la giusta occasione. Raggiunge in Italia il paese natale del padre, alla riscoperta di ricordi dell’adolescenza, dei valori semplici e genuini della vita delle persone sincere, che gli fanno abbandonare quelli che capisce essere inutili emblemi del consumismo più esasperato. Ale, più consapevole dei propri sentimenti, ne intuisce la meta e lo raggiunge con non poche difficoltà, dando prova della sincerità del suo affetto, riuscendo a far superare a Jan dubbi e paure. Il tutto in un ambiente più semplice e umano. Con sorpresa arriverà Angie, il figlio adorato di Ale, per un’ulteriore, difficile prova da affrontare. Tutto si appianerà e saranno giorni intensi. Il destino però è in agguato. E qui mi fermo …

In realtà hai avuto altre esperienze in ambito editoriale nel campo della poesia. Raccontaci qualcosa.

Quando ancora lavoravo, con computer e stampante detti corpo a due sillogi, omaggiandole come strenne natalizie ai miei Clienti. Scrivevo i miei componimenti ispirandomi al quotidiano, a temi sociali e, ovviamente, a sensazioni o vissuti personali. Niente di nuovo sotto il sole. Materiale che tenevo nel classico cassetto, fino all’incontro con una persona che, condividendo gli stessi interessi e leggendoli, mi spronò a non fermarmi. Nel frattempo continuavo con il romanzo semplicemente per arrivare a mettere la parola fine, senza pensare troppo alla possibilità di stamparlo. Raggiunta la pensione e stimolato da amici, pensai a un’altra silloge, più curata in tutta la sua forma con l’apporto di un artista pittore per copertina e immagini all’interno, la cura di un grafico per l’impaginazione, la prefazione di un’ex insegnante, amica di famiglia. Il tutto venne dato alle stampe non per la vendita commerciale,  ma proposto per una raccolta fondi  a beneficio della biblioteca di Mandriola.

A proposito della Biblioteca di Mandriola hai avuto un’importante esperienza. Raccontaci, in questo contesto, di cosa ti sei occupato.

Si tratta di una piccola biblioteca di quartiere, dove sono raccolti libri frutto di donazioni. Si trova in una sala del CAT, Centro Annalena Tonelli, un edificio posto accanto all’antica chiesetta di Mandriola. Era stato la canonica, utilizzata più tardi addirittura come officina meccanica e poi, finalmente, oggetto di restauro,  recuperata e riqualificata, insieme alla chiesetta stessa; una piccola storia di Albignasego, degna di un approfondimento specifico (ne terremo certamente conto, grazie Ettore n.d.r.). All’interno vi sono spazi multifunzione dedicati ai bimbi, ai giovani, utilizzati per riunioni o corsi di vario tipo, sala prove per cori e, appunto, anche con la biblioteca.  Quando, su richiesta del parroco di allora, data la mia passione mi proposi per darle nuova vita, libri e scaffali erano distribuiti in tutti i locali. Assieme ad altri volontari provvedemmo a una ricollocazione più congeniale in un unico ambiente, cercando di ottenere l’aspetto di una vera biblioteca, dotata anche di salottino di lettura e ampliando il materiale già disponibile grazie ad ulteriori donazioni. Catalogammo romanzi, saggi, narrativa di ogni genere, classici della letteratura italiana e straniera,  dai grandi nomi ai meno conosciuti, testi a tema che spaziano dalla religione al diritto, dall’arte alla cucina. Oltre a diverse enciclopedie, purtroppo ormai obsolete e superate dall’uso spregiudicato di internet, ma dalla veste grafica ancora elegante e curata. Vestigia di un passato nemmeno troppo lontano. Alla presenza di parrocchiani, amici e collaboratori venne fatta la presentazione ufficiale, con tanto di taglio del nastro e benedizione del nuovo ambiente. Il tutto, ovviamente, a beneficio di parrocchiani e non solo.  Nel tempo continuammo nel lavoro di riordino e archiviazione dei titoli presenti e di quelli nuovi,  utilizzandola anche per incontri di vario genere, compresi corsi di scrittura creativa. Poi io ho dovuto lasciare, soprattutto per sopraggiunte necessità nei confronti di mio padre, anziano e pluripatologico. Devo però ammettere che l’affluenza di potenziali lettori, almeno in quel periodo, fu sempre piuttosto scarsa.  Ci proponemmo anche per la lettura a domicilio, per persone anziane o non autosufficienti; se Maometto non va alla montagna… ma l’iniziativa purtroppo non ebbe riscontro.

Mi dicevi che hai partecipato alle iniziative legate al Circolo Penna Calamaio & Web, una libera associazione di Padova. Quali attività svolgete?

Devo parzialmente parlare al passato, in quanto il Covid ha bloccato parte delle attività. Nello specifico, gli incontri settimanali che si tenevano presso lo spazio Vecchiato del Centro San Gaetano, al chiuso,  sono stati sospesi. Questi erano per lo più occasione di lettura degli elaborati da parte dei partecipanti, oppure venivano definiti i programmi e concertate idee e progetti del Circolo, sempre improntate ad uno sviluppo culturale aperto agli appassionati. Una volta al mese l’incontro si svolgeva presso la Sala verde del Caffè Pedrocchi, alla presenza di un Maestro con i suoi intermezzi musicali al piano. Annullato ovviamente anche questo. Nell’ambito delle attività, ora sviluppate forzatamente da casa, a volte viene proposto un argomento, cui può far seguito una selezione stampata se il quantitativo di scritti lo consente. Com’è stato nel caso della Giornata della Memoria, o con una raccolta accompagnata dall’audiovisivo su CD, che venne presentato presso la Galleria Cavour. O ancora sul tema sempre attuale dell’amore, in tutte le sue forme.  Annualmente poi, sin dalla sua fondazione, il Circolo propone l’Antologia con una breve sintesi della produzione dei propri collaboratori. Come dicevo, attualmente ci si attiva da casa, con internet, anche se dal mio punto di vista lo scambio diretto, in presenza, è e rimane un aspetto fondante insostituibile.

Sei residente ad Albignasego da qualche anno. Hai in previsione di presentare il tuo romanzo in futuro nel nostro Comune?

La presentazione era già stata programmata a luglio per il corrente mese di novembre, contando in un rientro della pandemia. Così non è stato. Dal Comune ho ricevuto il Patrocinio e, in qualità di cittadino residente, a titolo gratuito mi era anche stata concessa la sala Verdi di Villa Obizzi. La riduzione via via delle possibili presenze, dovuta alla recrudescenza del virus, ha però reso improponibile l’evento, che avrebbe comunque comportato dei costi, ormai ingiustificabili. Meglio dunque rimandare il tutto a tempi migliori, a scapito ovviamente della promozione e possibile diffusione del libro. Al momento è ordinabile, oltre che dal sito dell’Editore, su alcune piattaforme online quali IBS, Unilibri, Libreria Universitaria e altre.

Grazie Ettore, sei stato molto cortese. Un in bocca al lupo per questa e per le opere in futura programmazione

Viva il lupo e grazie a te per la disponibilità di questo spazio. In effetti ho altre sillogi pronte, oltre ad alcuni racconti e un altro romanzo già terminato che continuo inevitabilmente a rimaneggiare, in attesa di una futuribile pubblicazione. Mi auguro che dal territorio del nostro Comune emergano altri appassionati per la scrittura e che possano anche loro trovare la positiva accoglienza che ho avuto io in questo giornale. Il capitale artistico e culturale, qualunque esso sia, va coltivato e mantenuto. Credo che le opportunità non manchino. Buon lavoro.

 

Matteo Venturini