VILLA SGARAVATTI, ADDIO!

Proprio al confine comunale con Albignasego, subito dopo il Canale Battagla è impossibile non notare Villa Sgaravatti

 

Chiamata anche Villa della Torre, per via di quella strana torre che spicca per la sua forma e che serviva per l’osservazione delle stelle, o Villa Dondi, perchè tra gli altri ci abitò anche Jacopo Dondi, colui che costruì l’antico grande orologio che si affaccia su piazza dei Signori a Padova, stiamo parlando del complesso che si nota percorrendo la statale 16 che porta a Battaglia, sul lato destro del canale. E’ l’ex villa Sgaravatti, che pur essendo in territorio aponense è probabilmente conosciuta da tutti anche ad Albignasego, e non solo perchè dall’argine del canale Battaglia guarda proprio Albignasego, ma sicuramente per via del suo passato che ha coinvolto Albignasego e comuni vicini per decenni. Tutto il complesso è abbandonato e si trova inserito in una zona ricca di edifici abbandonati e fatiscenti, in una campagna che ancora non è stata sommersa dal moderno. La  probabile costruzione o completamento della villa è probabilmente il 1552, data che appare anche su un’epigrafe in una facciata interna alla villa, e quasi certamente a realizzarla furono proprio i Dondi, famiglia che appare in zona già intorno al 1300. Più verosimilmente qualcosa doveva essere stato già costruito in data anteriore al 1552, forse da quel Gaspare Dondi che nel 1533 fa sposare la figlia a tal Bernardino da Urbino che sta a Giarre. In seguito i Dondi risultano proprietari di numerosi possedimenti tra Padova ed i Colli (gli stessi avevano in proprietà l’albergo Orologio in pieno centro di Abano, un complesso architettonicamente favoloso, ma anche questo semi-abbandonato). Nel 1846 dal catasto austriaco e austro-italiano, si evince che il proprietario è Scipione Dondi ma la villa è amministrata dal figlio Francesco. Dal mappale risulta l’edificazione della colombaia di stile neogotico veneziano, la casetta di fianco la villa e un altro edificio vicino alla colombaia che non esiste più ma che si vede dalla foto storiche. Dal catasto italiano del 1900 risulta che la villa passa in proprietà a Maurizio Wollemburg (benefattore dell’ospedale civile di Padova, più volte deputato al Parlamento, consigliere comunale ad Abano e proprietario di molti terreni a Giarre) figlio di Giuseppe. Nel catasto appare di loro possesso la “casa di villeggiatura e oratorio privato”. Il 10 novembre del 1920 risulta atto di compravendita da parte di Vittorio Sgaravatti figlio di Antonio, che in seguito utilizzò parte del terreno antistante la villa come vivaio. Il complesso è formato da tre edifici disposti a formare una corte aperta verso la campagna: il maggiore è il palazzo padronale, mentre gli altri due sono le barchesse. L’edificio residenziale, in avanzato stato di degrado e privo di copertura, è caratterizzato da due corpi accostati tra loro, a cui è unita la torre circolare. La barchessa rivolta verso la strada è pure priva di tetto. Al piano terra entrambi gli edifici sono caratterizzati dal portico ad arcate a tutto sesto su pilastri. Tra i corpi degli edifici in fronte al canale Battaglia, spicca quello centrale con la sua torretta; la parte contenente la scala termina con un cornicione che riproduce esattamente quello della edificazione settecentesca, mentre quella superiore per tipologia delle scale esterne, le ringhiere ed il belvedere, la si può inquadrare nell’ottocento romanico. La facciata a nord è priva di intonaco perché è stata rimossa un’edera che in passato copriva completamente la muratura. La villa e gli edifici circostanti hanno la forma di ferro di cavallo con al centro del cortile un piccolo edificio che molti ritenevano un piccola cappella, ma in realtà era una piccionaia. Come si è detto, la villa è stata gestita dalla famiglia Sgaravatti, che con il suo grande vivaio dava lavoro a decine di famiglie in tutto il territorio: nel periodo di più intensa attività ci lavoravano ben più di 500 persone, dei quali 200 donne e 100 ragazzi dai dodici ai vent’anni. L’importanza della famiglia e la sua influenza erano tali che nel periodo del ventennio fascista il cav. Oreste Sgaravatti fu anche sindaco-podestà di Albignasego, e per ben 17 anni, fino al 1944: fu lui a far erigere nel 1927 il monumento a emiciclo colonnare che troneggia davanti Villa Obizzi, nel contesto del parco delle Rimembranze in pieno centro di Albignasego. L’ultimo passaggio di proprietà fu fatto negli anni 80, quando la villa fu venduta dal cav. Benedetto Sgaravatti, ma da allora è praticamente abbandonata a sè stessa, e in questi anni ha subito ben tre incendi sicuramente dolosi, che hanno distrutto quasi tutto l’aspetto decorativo interno., Si è salvato parzialmente uno stemma in materiale calcareo che è sull’ingresso, ma di difficile lettura. Gli ultimi due incendi nell’estate del 2011 e nel marzo del 2014 ne hanno compromesso definitivamente la statica, per cui l’edificio ora è veramente irrecuperabile. Poi anche l’indifferenza della politica ha fatto il resto. Oggi ne troviamo poche citazioni ad opera di Italia Nostra e del FAI, che non è riuscito a farlo apprezzare in un paio dei suoi censimenti. E purtroppo, questo abbandono non è un esempio isolato: altre ville storiche versano più o meno in analoghe condizioni. Ora in tutti i comuni si pensa solo a costruire, a lottizzare, a “riqualificare”, ma in realtà si distrugge quel poco che rimane dell’ambiente veneto, abbandonando le vestigia di una memoria storica considerata inutile. Ultima precisazione: contrariamente a quanto affermato in alcuni articoli stampa, poi ripresi anche nel mio video, la famiglia Sgaravatti non si è estinta, ma si è divisa in rami, e alcuni continuano l’attività florovivaistica.

 

Lorenzo Guaia