Gazzetta: “Quando il Trap mi diede 200.000 lire per la nostra buona iniziativa”

Secondo incontro con Claudio Gazzetta e la lunga esperienza a contatto con lo sport “elite” degli anni Ottanta.

Nel numero scorso abbiamo avuto il piacere di parlare con Claudio Gazzetta, autore del DVD “Il gioco del respiro” ed abbiamo scoperto che nei suoi trascorsi è presente un passato nello sport a contatto con i giovani e con persone di alto livello.

Ci è venuto dunque spontaeo incontrarlo nuovamente per farci raccontare qualcosa di più: il passato nelle arti marziali, il lavoro insieme al Calcio Padova del grande Buffoni, l’incontro con Giovanni Trapattoni, il Milan di Sacchi e con la Juventus.

Stiamo dunque parlando di un periodo storico, dagli anni Ottanta in poi, nel quale lo sport ha avuto una espansione mediatica di notevole interesse comune e nel quale molte tecniche fisiche e di allenamento hanno preso forma e piede.

D Ciao Claudio, ci siamo lasciati, la volta scorsa, con la promessa che ci avresti raccontato il tuo percorso nella vita sportiva.

R Con piacere Matteo. Parliamo degli anni 80/90, dopo aver vissuto nel mondo delle arti marziali da agonista, ricordo piacevolmente la partecipazione ai campionati mondiali di Kata/Kumite a Montecarlo organizzato dal Maestro Nambu, la sfida Italia/Inghilterra a Londra con la Samurai Doyo di Padova, l’esperienza a casa di Peter Urban fondatore  dello stile GoJU USA negli Stati Uniti, lo scambio culturale in alcune templi in Oriente e, dopo aver compreso e riconosciuto i miei limiti atletici, mi sono dedicato con lo stesso piacere all’hobby dell’insegnamento delle arti marziali.

D Dove hai insegnato?

R Ho inaugurato e diretto per diversi anni la scuola  di Karate Go Ju al Gymnasium di Treviso e anche qui ad Albignasego la prima palestra di arti marziali “Goshin Do “ al Palazzetto Polivalente.

D Mi dicevi, che nel frattempo hai fatto degli studi interessanti?

R Sì, scoprii l’importanza della respirazione nel mondo dell’arte orientale e cominciai a studiare i diversi approcci nella cultura giapponese (Nogare, Ibuki), indiana (Pranayama) e occidentale (fisioterapia respiratoria, rebirthing), e divenne in futuro la mia tesi di laurea e la creazione del DVD “ Il gioco del respiro “.

D Raccontami come hai trasferito le tue conoscenze in altri ambiti sportivi

R Qui devo ringraziare il medico Dr Moretto, anche lui sensibile allo studio della respirazione diaframmale, mi fece entrare in alcuni Team importanti del mondo del calcio tra i quali Juventus, Inter, ed il vivaio del Montebelluna.

D Interessante, dimmi di più

R Scambiammo le nostre conoscenze con il Dr. Bosio, medico sociale della Juventus a Torino, con Giovanni Trapattoni, allenatore dell’Inter alla Pinetina e con i preparatori tecnici dei vari Team. Ricordo, sorridendo, le 200 mila lire che ci diede il “Trap “per la nostra buona iniziativa.

Lui  riconosceva l’importanza della respirazione nel gesto atletico  e ci consigliò di lavorare con i loro preparatori atletici e con i giovani atleti e dal momento che le società calcistiche acquistano i talenti a suon di centinaia di milioni era difficile trasferire queste conoscenze a loro direttamente

D E poi ?

R Trasferii le mie esperienze al Team del Calcio Padova con Adriano Buffoni e al vivaio del Montebelluna.

D Perché poi hai interrotto?

R Ero solo, osservavo la poca apertura mentale di alcuni preparatori, le cabale dei calciatori, i timori degli allenatori per le partite perse in campionato. Le spese aumentavano e non avevo sponsor per promuovere queste mie teorie innovative, parliamo di 35 anni fa. Una piccola chiosa “il Milan di Sacchi a quel tempo, e si son visti poi i risultati, era molto più aperto alle discipline creative“. La vita mi ha poi fatto fare delle scelte professionali  lavorative diverse ma di grande soddisfazione.

D Mi spieghi in poche parole, il concetto tecnico che proponevi?

R Certo, il mio intento era ed è quello di tradurre la dinamica del gesto tecnico atletico con l’atto respiratorio, prendere coscienza del proprio diaframma attraverso precisi esercizi, far riflettere l’atleta e far comprendere l’importanza dell’inspirazione e dell’espirazione, controllare il proprio stato di psico-emotività, riconoscere il debito di ossigeno nello sforzo atletico, come recuperare in breve tempo (lunghezza, controllo, espansione) per poi esprimerli nel modo migliore nei momenti importanti della partita (takel, dribbling, calci di punizione ecc.) e concludere con tecniche di meditazione finalizzati agli schemi di gioco (intelligenza emotiva).

D Spiegami nello specifico

R Un approccio olistico, correvo, ascoltavo, respiravo con loro, comprendevo lo stato di sforzo, la fatica fisica e mentale dell’atleta, applicavo alcune tecniche ( ventilazioni dolci o forzate ), analizzavo il gesto fatto se in inspirazione o in espirazione, chiedevo di mantenere sempre basso il baricentro con un continuo lavoro sul diaframma e poi si lavorava in aula con la teoria e lo studio per far capire che nei momenti di criticità, uno dei migliori alleati è sempre e solo il diaframma e che in forza dell’anatomia e della fisiologia umana, la corretta respirazione permette di incrementare l’apporto di ossigeno e di ridurre la frequenza cardiaca e pressoria a livelli più tollerabili o se vogliamo più controllabili (sistema simpatico e parasimpatico ).

D Il mio passato a contatto con lo sport e la mia esperienza come manager e fondatore della polisportiva Patavium 2003, mi dicono che sono tutt’ora concetti importanti in tutte le discipline sportive

R Sì sicuramente, l’arte marziale è uno sport di contatto, di meditazione, di controllo, di rispetto dell’avversario, come quasi tutti gli altri sport da competizione individuali e di squadra. Oggi abbiamo preparatori di grande professionalità, laureati e con grande esperienza che possono trasmettere in modo scientifico e attento. È comunque importante ricordare a loro ,che avere una sensibilità ulteriore è un grande valore… perché lo sport non è fatto di sola competizione,  “è gioco “.

È con un sano pragmatismo pedagogico e con i giusti paradigmi educativi che costruisci le nuove identità;  è una palestra di vita di grandi valori e di rispetto.

D Leggo, tra le tue parole, una visione critica del mondo sportivo

R Hai colto correttamente , desidero fare una osservazione del mondo sportivo nell’età evolutiva ; gli allenatori/preparatori a volte esigono in modo eccessivo il risultato, i genitori sono più competitivi dei figli stessi, i mass/media trasformano tutto e tutti in potenziali o falsi campioni di successo:, dobbiamo arginare ed intervenire prima possibile, per  far si che i giovani non abbandonino lo sport,

Il fine comune è far diventare tutti protagonisti, creare in loro una forte autostima, riconoscere gli stress emotivi e ricercare altre soluzioni per valorizzare gli atleti che hanno maggior  difficoltà nel raggiungere gli obiettivi sportivi, perché saranno loro gli uomini/donne del nostro futuro ed è ora di smetterla di creare individui/generi asociali , ma veri  “ capitani di se stessi “

D Continui trasmettere questa tua esperienza nel mondo sportivo?

Sì , faccio conferenze ai Comuni o alle Associazioni sensibili all’argomento , agli operatori delle residenze per anziani e agli stessi ospiti, quest’ultima esperienza mi ha dato molta soddisfazione, trasferire le tecniche di respirazione alle persone di età avanzata è piacevolissimo ,e  osservare nei loro occhi la gioia, il benessere per un semplice respiro profondo.

D Grazie Claudio, è stato un piacere anche per me cogliere questa tua sensibilità ,ora ti aspetto per parlarci della tua esperienza lavorativa e dell’importanza dell’alimentazione nel mondo scolastico.

R Grazie a te Matteo, il piacere è mio, alla prossima puntata e buon respiro a tutti.

 

Matteo Venturini