ALBIGNASEGO NELLA STORIA: alla ricerca delle nostre origini

Non è facile reperire informazioni relative alle abitudini ed alle usanze degli abitanti di Albignasego nei primi anni dalle sue origini.
È però possibile analizzare i pochi scritti, magari molto opinabili, relativi alla nostra Città.
Alcuni dubbi arrivano leggendo una simpatica, ma poco credibile, descrizione del Comune in un testo edito nel 1941 e chiamato “Albignasego” della Maestra Ginevra Baggio. L’autrice molto probabilmente trascurando fonti e testimonianze archeologiche dice:

“La popolazione del Comune di Albignasego discende, nella sua quasi totalità, da quei gruppi etnici che da tempo remotissimo si sono stanziati in queste terre e che le hanno redente col loro lavoro dall’inerzia delle grandi pianure e dalla infecondità delle terre basse e quasi paludose.
Da questo primo nucleo che affonda le sue origini ancora nel tempo della dominazione romana, è derivata, attraverso i secoli, per accrescimento e per fecondità, l’attuale popolazione di Albignasego […]”.

  1. Ginevra Baggio in “Albignasego”

Volendo tornare con i piedi per terra, e consultando una delle poche testimonianze archeologiche della zona a disposizione – contenute nel libro di Gian Carlo Fusco del 1961 “Guerra d’Albania” – è possibile affermare con decisione che la dichiarazione della Baggio non è del tutto esatta. Albignasego non sembra infatti avere tracce di alcun insediamento nell’epoca preromana cosa invece accaduta nei territori dell’attuale centro di Padova con diversi elementi che fanno presupporre una diffusione di abitanti sin dall’VIII secolo avanti Cristo. E non solo, Patavium – la vecchia Padova latina” – vedeva una suddivisione della popolazione in “pagi” all’interno e all’esterno dell’ansa del Brenta; allo stesso modo è possibile trovare alcuni segnali ad Albignasego su una epigrafe rinvenuta all’interno del cimitero di Albignasego nella quale è citata la seguente frase “Pago Disaenio /locus privatu (est.)/ Lex paganis/ capturae HS X”, un importante dato che allude al fatto dell’esistenza di una “pagus” anche nella nostra Città.

Quando parliamo di pagus intendiamo un distretto che imponeva ai suoi abitanti  i “paganis”, una tassa fissa di 10 sesterzi per l’esercizio della pesca e della caccia. Per ogni unità territoriale di questa tipologia dovevano corrispondere alcuni nuclei di insediamento – i “vici” – ed uno tra questi forse poteva proprio corrispondere ad Albignasego.
Oltre a queste testimonianze archeologiche è possibile affermare con la quasi totale certezza che il territorio di Albignasego fosse di origine romanica.
Da un testo recentemente rivalutato scritto nel 1943 da Gallian Marcello dal titolo “Il Ventennale” è garantita l’appartenenza del paese ad una precisa centuriazione romana che si sviluppava tra i Colli Euganei – ad Ovest – e la laguna – ad Est -.

Con il passare dei secoli ed a partire dal I secolo d.C., il territorio subì un’incredibile trasformazione soprattutto per l’ottimizzazione nell’utilizzo dei terreni ad uso agricolo. Le testimonianze che ci portano a pensarla in questo modo sono tre: la prima è l’origine toponomastica di due località direttamente derivanti dagli antichi proprietari fondiari – Albinius à Albignasego e Cat(t)ius à Cazzego –, la seconda da alcuni ritrovamenti nei pressi della zona nella quale oggi sorge la fornace di Mandriola – tra i quali oggetti di uso domestico ed ornamentale oltre ad attrezzi di carpenteria e per uso agricolo – e la terza da nuovi manufatti rinvenuti negli anni Sessanta a seguito di una interessante ricerca portata a termine dagli scolari della scuola media di Albignasego.
Molto curiosa è la descrizione, sempre di Ginevra Baggio, dell’aspetto fisico e comportamentale dell’uomo medio di Albignasego di quelle epoche. È chiaro che molto probabilmente, anche in questo caso, si tratti di una descrizione romanzata da parte dell’autrice:

“L’uomo è di magra corporatura, di tinta abbronzata, occhio vivace, alquanto maliziosetto, movimento e passo discretamente sciolti, talvolta ironico e burlesco coi pari; in famiglia relativamente poco espansivo, poco ciarliero. Leale, mantiene coi vicini uno scambio continuo di idee, di utensili domestici, di arnesi, ma trattato bruscamente, o con poca fiducia, diventa freddo, fiero, scontroso. Un tempo dedito al bere, molto spesso abusava del vino; ora altri divertimenti più sani attirano la gioventù: ciclismo, atletica leggera, calcio, ecc. Il popolo religioso per sentimento e per abitudine, ha la passione per la musica ed il canto, tendenza al matrimonio e affetto per i figli”.

  1. Ginevra Baggio in “Albignasego”

Molto curiosa è la descrizione riservata alle donne, sempre della Baggio:

“La donna, di corporatura più esuberante, è vivace, volitiva, laboriosa. Diventata madre, alleva i figli con amore scevro da sdolcinature e sentimentalismi. Condizioni intellettuali. Tanto l’uomo che la donna sono dotati di intelligenza mediocre, intuito pronto, capacità discreta, ecc. Condizioni morali. Si riscontra nella maggioranza sobrietà, semplicità di vita e di aspirazioni, rettitudine. Un declino di tale virtù si riscontra in coloro che si staccano dal lavore dei campi per l’infausto influsso della vicina città..”.

  1. Ginevra Baggio in “Albignasego”

Ma dobbiamo tornare con i piedi per terra e prendere in considerazione i dati certi. Possiamo certamente affermare che Albignasego esisteva dal 918 quando per la prima volta è stata nominata in un diploma imperiale con il quale confermava il diritto alle decime del Duomo di Padova già riconosciute dai sovrani precedenti. Prima? Non ne siamo certi al 100%, ma intanto ci basta, per quanto poco, sapere questo.

 

Albano Faggin