ALBIGNASEGO NELLA STORIA: la ruralità dei primi anni del Novecento

“Territorio formato dalle alluvioni mischiate e confuse dei fiumi Brenta e Bacchiglione con terreni prossimi al centro urbano costituiscono la plaga più lavorata e trasformata di tutto il distretto” è la dettagliata descrizione del Distretto di Padova di “mezzano impasto” come così dettagliata da Ferdinando Milone nel 1929. Di questo distretto, ovviamente, ne faceva parte anche Albignasego che rientrava nella stessa “Regione agraria”.

Per Regione agraria si intendeva un “insieme di comuni contigui, i cui territori si trovino in analoghe condizioni naturali ed agrarie”. Nello specifico, e come riportato anche nel Catasto Agrario del 1929, Albignasego apparteneva alla “Pianura di Padova”, la Regione agraria così determinata che comprendeva ben ventisei comuni per una superficie complessiva che superava i 50.000 errari. I comuni che coprivano questo territorio, per onore di cronaca, erano Abano Terme, Albignasego, Cadoneghe, Campodoro, Carrara San Giorgio e Carrara Santo Stefano – oggi unificate nell’unico Comune di Due Carrare -, Casalserugo, Cervarese Santa Croce, Legnaro, Limena Maserà di Padova, Mestrino, Noventa Padovana, Padova, Piazzola sul Brenta, Polverara, Ponte San Nicolò, Rubano, Saccolongo, Sant’Angelo di Piove di Sacco, Saonara, Selvazzano Dentro, Veggiano, Vigodarzere, Vigonza e Villafranca Padovana.

A maggior riprova di questo ed in tempi relativamente più recenti Alvise Comel, biologo del suolo,  ha così descritto il territorio che comprendeva la nostra Città e soprattutto le tipoligie di terreno che si trovano e si potevano trovare: “tipi di terreni classificati di tipo sabbioso-limoso o sabbioso-argilloso, risultano contenere, a riprova della loro antica e intensa utilizzazione, piccoli frammenti di laterizi e calcinacci, rimaneggiati dal trasporto fluviale. In generale, si presentano ancora discretamente calcarei, nonostante la presenza di concrezioni carantose riveli anche l’esistenza di terreni fortemente decalcificati, come quelli di antica alluvione riscontrabili in frazione Mandriola, privati, per giunta, dello strato terroso superficiale per scopi industriali”.

Ancora una volta, dunque, il territiorio viene anticamente identificato di “natura fluviale”, soprattutto nella zona più adiacente ai fiumi che circondano il territorio comunale.
Il progressivo processo urbanistico ha, specialmente negli ultimi anni, totalmente trasformato il tessuto prima agricolo, oggi quasi totalmente abitativo e per scoprire quale tipo di società e quali rapporti sociali vigevano nel nostro territorio è possibile, ancora una volta, interrogare alcuni storici archivi.

E da alcuni scritti è possibile leggere alcune curiosità che oggi fanno un po’ sorridere. Per esempio nel giornale del 1920 “La Provincia di Padova” si può leggere che a Mandriola, per un periodo, è stato vietato dal Prefetto di tenere feste pubbliche per ragioni di moralità pubblica e d’ordine (anche se non riusciamo a spiegarci per quale motivo n.d.r.) ed ancora sempre nella stessa pubblicazione ci sono riferimenti al regolamento di conti all’uscita dall’osteria, dalle feste da ballo consentite nella frazione di Carpanedo, per non parlare di Lion, San Giacomo ed Albignasego, nominate all’interno del testo di Marina Stefani “Le origini del fascismo a Padova attraverso i giornali dell’epoca” (1975) per la “carcerazione per cinque giorni per recidiva di questua” oltre “furto nottetempo di quattro polli ad opera di un individuo che in atteggiamento sospetto con un sacco ispalle si dirigeva verso Padova” (Paolo Spriano, 1920 nel testo  “L’occupazione delle fabbriche”).

Ad arricchire queste curiose notizie arriva anche quella della “tutela degli uccelli di nido e delle loro uova” – come citato dal padovano Angelo Ventura – notizia tornata utile al Prefetto di Padova dell’epoca “contro l’ignoranza, l’ingordigia che continuano a sospingere alle deplorevoli stragi di monelli, i contadini, i cacciatori di frodo, ecc” come si può trovare scritto all’interno di una pubblicazione settembrina de “Il Veneto” nel 1920.
Ed in chiusura di questo contributo storico non possiamo dimenticare della vita delle istituzioni locali ad iniziare dalla Cassa rurale di Albignasego (sorta nel 1902), per poi parlare della Cattedra ambulante di agricoltura della provincia di Padova (dal 1901), della Regia Scuola pratica di agricoltura di Brusegana di Padova,  del Consorzio anrifillosserico provinciale, tutte istituzioni che hanno almeno sfiorato la quotidianità di molti abitanti di Albignasego. Nella prossima puntata approfondiremo i rapporti di proprietà nelle campagne, le figure lavorative e l’interessante e massiccia presenza di aristocratici nel territorio.

 

Albano Faggin