La storia agonistica di Mariano Gastaldello, karateka albignaseghese, pluricampione mondiale ed europeo

Gastaldello ha dato molto nella disciplina sportiva del karate, oggi si è reso disponibile per un’interessante intervista a Il Giornale di Albignasego

Oggi abbiamo avuto il piacere di intervistare Mariano Gastaldello classe 1957, atleta professionista nella disciplina del karate, primo proprietario di una palestra di questa affascinante disciplina sportiva ad Albignasego a partire nel 1982, vincitore di due campionati europei Kumite (combattimento) e un campionato europeo Kata (forma) oltre al culmine agonistico raggiunto con la Coppa del Mondo nel 1991 a squadre , ed il Campionato Mondiale individuale nel 1992 al Cairo.

Gentilissimo Mariano ti ringrazio per l’estrema disponibilità a raccontarci la tua importante e lunga carriera nel Karate, la disciplina giapponese più conosciuta in Italia – insieme al Judo – e la prima disciplina portata ad Albignasego.

Grazie a te per l’opportunità. Ho iniziato all’età di tredici anni ad allenarmi in questa bellissima disciplina nel settembre del 1970. Non avendo ancora la possibilità di spostarmi autonomamente in maniera motorizzata – prima dei quattordici anni non è possibile guidare un motorino n.d.r – ero costretto a raggiungere per ben tre volte la settimana la palestra di Padova in via Rolando da Piazzola in bicicletta tra interperie ed anni ghiacciati… nonostante tutto non ho mai perso un allenamento. Quando si parla di disciplina, si parla assolutamente di disciplina.

Alternavo l’attività di arti marziali con gli allenamenti e le partite con l’Albignasego Calcio, nel ruolo di latelare destro, riempiendo completamente la mia settimana con lo sport.
Qualche anno più tardi, nel 1982 ho avuto l’onore di portare il Karate ad Albignasego aprendo la prima palestra in via Roma, nell’ex negozio dove era precedentemente ubicata il salone della parrucchiera Flora.
La palestra è rimasta in attività fino al 1987 ed ha ospitato negli anni circa 600 atleti complessivamente; se i pomeriggi e le sere la palestra era impegnata per le attività di arti marziali, le mattinate erano impiegate per la ginnastica dolce Thai-chi.

E dopo la palestra ad Albignasego?

Gli spazi ad Albignasego erano decisamente limitati e le richieste di iscrizione erano sempre più frequenti così ho deciso di spostare le mie attività a Treviso all’interno del Gymnasium, una chiesa sconsacrata utilizzata per diverse attività sportive.
Per due anni ho avuto il piacere di allenare centinaia di futuri atleti ed appassionati della disciplina, dei quali, in modo particolare, due karateki hanno avuto successo in ambito professionale.

Sono tornato poi a Padova ed ho avuto il piacere di insegnare presso la palestra del mio grande maestro Gianni Rossato dove tenevo il corso agonisti ed allenavo principalmente alteti che si affacciavano al mondo delle gare. Qualcuno dei miei allievi, negli anni, ha poi portato a casa vittore importanti e successi in ambito sportivo.
Successivamente ho aperto ad Abano l’Opening Club, la palestra che allora si poteva definire la più estesa e grande di tutta la provincia di Padova. Una palestra polifunzionale all’interno della quale era prevista attività, oltre al karate, di fitness, calcio a 5, tennis, squash, danza classica e danza moderna. A proposito di danza moderna, il famoso Etienne, oggi coreografo conosciuto nel mondo dello spettacolo e star in diverse trasmissioni televisive nazionali, ha fatto i suoi primi passi all’interno della mia palestra.

Per dodici anni ho guidato l’Opening assieme ad un socio ed ho ospitato qualche migliaio di alteti ed iscritti all’interno degli spazi destinati allo sport.
Erano anni nei quali lo sport era molto apprezzato e diffuso, il territorio ai piedi dei Colli Euganei era molto apprezzato e dalle vicino località di Torreglia e Montegrotto Terme accorevano molto frequentenente sportivi e persone interessate ad allenarsi.
L’ultima triste esperienza l’ho avuta con la nuova apertura dell’Altletico, palestra di Tencarola di Selvazzano Dentro, intorno al 2000, motivo per il quale ho decretato la cessazione dell’insegnamento proseguendo sempre a livello personale il mio allenamento, tenendo gli stage, coach della Nazionale e partecipazioni in qualità di arbitro internazionale ed altre attività.

Facciamo un passo indietro e parliamo del tuo percorso da atleta. Quanti anni hai impiegato per diventare cintura nera?

Ci ho impiegato poco tempo, anche perché ho iniziato con le gare già da cintura arancione e, portando a casa molti risultati, per meriti agonistici, mi è stata conferita la cintura nera in tempi brevi già all’età di diciasette anni.
E questa è stata una fortuna in quanto da lì a poco sono partito per il servizio militare; ho deciso di entrare nel gruppo dei paracadutisti stanziati a Pisa e dopo nemmeno una settimana di permanenza mi sono accorto della presenza di una bella palestra di karate all’interno della caserma.
Mi sono presentato al sergente che allenava la squadra di karate scoprendo che lui era in possesso della cintura blu. Dopo pochi giorni, da semplice recluta quale ero, mi fu chiesto di allenare all’interno della stessa palestra militare… una soddisfazione immensa, anche perché questa esperienza è andata avanti per tutto l’anno di servizio militare.

I tuoi primi successi in ambito agonistici quando sono arrivati?

Partiamo dalle prime gare quanto ero ancora cintura arancione. Mi sono approcciato alle competizioni a livello provinciale e le soddisfazioni sono presto arrivate.
Appena presa la cintura nera ho iniziato a partecipare ad alcune gare a livello nazionale. Milano, Roma, Reggio Calabria, Palermo, Bari, Firenze e Pescara sono alcune delle città che ho avuto il piacere di visitare in occasione delle numerose gare alle quali ho partecipato.
Dopo un paio di anni e visti i buoni risultati, sono approdato in Nazionale e sono stato presto selezionato per le trasferte a livello internazionale.
Ho visitato e partecipato a gare in tutti i paesi europei e diversi paesi extra europei.

Ed arriviamo al tuo primo successo degno di nota. Il Campionato Europeo Bohemia Cup a Praga nel 1987. Raccontaci com’è andata?

E’ stata dura. Era la mia prima esprienza di un certo rilievo ed a livello europeo, insomma tutt’altro che un gioco da ragazzi.
Un approccio totalmente differente dalle precedenti esperienze. Giusto per rendere l’idea, per arrivare alla vittoria finale ho dovuto affrontare ben dodici incontri, uno più massacrante dell’altro.
In finale mi sono trovato a sfidare il più forte atleta olandese, e allora l’Olanda annoverava tra i più forti e potenti alteti di karate al mondo. Lui era già alla sua quinta partecipazione all’Europeo e l’esperienza non mancava oltre al fatto che era stato campione europeo per due edizioni; io invece ero al mio esordio a livello continentale.

Nonostante l’estrema fatica sono riuscito a portare a casa la vittoria. Ammetto che il mio avversario era tecnicamente più preparato e l’esperienza non mancava ma la mia forza di volontà mi ha portato sul podio per il mio primo incredibile risultato europeo.
Pensa che sono riuscito a vincere per solo mezzo punto… giusto per farti capire quanto l’incontro poteva considerarsi quasi alla pari.

Primo risultato europeo, perché poi è arrivato anche il secondo successo in ambito continentale.

Due anni dopo, nel 1989, ho partecipato al mio secondo Campionato Europeo che per quella edizione era organizzato dalla Federazione Olandese a L’Aia. Pensa che ho incontrato nuovamente il finalista olandese dell’ultima edizione, questa volta però in veste di arbitro internazionale in quanto per raggiunti limiti di età non gli era possibile partecipare ad un’ulteriore edizione.

Il lungo percorso mi ha portato ad affrontare in finale un atleta britannico. Un uomo tutto d’un pezzo, decisamente più forte di me ma con una tecnica leggermente inferiore alla mia.
Se dovessi rapportare questa finale con la precedente devo ammettere che in questa occasione sono riuscito a portare a casa la vittoria con maggiore facilità ed ho più faticato durante la fase eliminatoria e negli incontri di qualificazione.

Ed infine il terzo Europeo a Zurigo nel 1990

Sì, ho avuto il piacere di partecipare al Campionato Europeo di Zurigo nel 1990, ma ho gareggiato per la gara di forma “Kata”.
A differenza delle gare dei precedenti Europei, in questo caso non si è trattato di un vero e proprio scontro con un avversario, ma di una interpretazione di un combattimento effettuato con mosse pre-ordinate ma senza avversario. Questo combattimento immaginario viene valutato dagli arbitri che assegnano dei punteggi e che determinano chi alla fine della gara risulta essere superiore rispetto agli altri.
Partecipare ad un Kata era, fino ad allora, rimasto un sogno che si è realizzato con la vittoria ed il primo posto a livello europeo. Il Kata è l’essenza del carattere, la ricerca della tecnica, della velocità, della posizione e della coordinazione del corpo; riuscire ad effettuare un Kata eccelso vuol dire raggiungere l’essenza del karate.

Siamo arrivati finalmente al tuo culmine agonistico, il titolo Mondiale alla Coppa del Mondo a Squadre di Cesena nel 1991. Questa volta giocavi in casa, nella nostra bella Italia

In realtà era la mia seconda partecipazione in quanto già nel 1988 avevo preso parte al Mondiale a Squadre a Parigi, senza però riuscire a portare la mia squadra in finale ed ottenendo una elimiazione agli ottavi.
Comunque, in occasione del Mondiale a Cesena ero il capitano della mia squadra, composta da cinque atleti.
Il Mondiale a squadre ha dinamiche molto particolari e la vittoria è dovuta dalla somma dei singoli incontri per ogni accoppiata di atleti.

In finale siamo arrivati contro la Grecia, ed il computo finale citava un 2 a 2 con un pareggio nell’ultimo incontro. Un pareggio perfetto che avrebbe decretato la vittoria finale con uno spareggio tra i due capitani delle rispettive Nazionali. In qualità di capitano ho affrontato in un nuovo incontro l’alteta che rappresentava la Grecia portando a casa un’ottima vittoria con una discreta superiorità tecnica.
L’incontro, infatti, si è chiuso in poco più di due minuti e l’Italia ha potuto esultare sul podio per la sua vittoria nella Coppa del Mondo.

La tua ultima esperienza in ambito internazionale è nel 1992 nel Campionato Mondiale indivuale al Cairo in Egitto, con un altro successo da Campione del Mondo.

Avevo 35 anni, e a livello agonistico di Federazione era la mia ultima occasione possibile in quanto per gli alteti era garantita una copertura assicurativa fino a quell’età. Le uniche gare che sono consentite oltre quest’età sono le “Gare Master” alle quali ho partecipato in diverse occasioni negli anni successivi.
Tornando al Mondiale del 1992, se ricordo con esattezza, ho dovuto affrontare ben diciotto incontri in totale nella stessa giornata comprensivi della finale. Il mio ultimo avversario era un bielorusso, molto forte e massiccio ma non abilissimo nella tecnica. Anche in questa occasione ho faticato molto di più in incontri precedenti alla finale.

Hai portato a casa ben diciotto titoli nazionali, e probabilmente hai un primato che nessun altro karateka italiano possiede

In Italia esistono ed esistevano diverse Federazioni ed ognuna di queste organizza ogni anno i propri campionati nazionali.
Per una mia etica e sfizio personale ho scelto di iscrivermi a più d’un campionato nazionale di federazione, portando a casa almeno un titolo per ogni federazione esistenze.
Più di qualcuno ha ammesso che probabilmente, posso essere considerato il vero campione italiano di karate dell’epoca in quanto, a quel che so, nessuno è mai riuscito in questa impresa.

L’unico rammarico che ho è non aver potuto partecipare alle Olimpiadi in quanto il karate non è inserito nelle discipline olimpiche. Purtroppo a partire dal 1988 con l’Olimpiade di Seul è stato introdotto il Tae-kondo, simile al karate ma differente nella tecnica.

Terminata l’attività agonistica hai comunque dato la disponibilità come Coach della Nazionale Italiana

Sono stato allenatore degli atleti che rappresentavano la nostra nazione dal 1993 al 2002.
Ero sempre presente agli allenamenti e alle selezioni delle nuove leve che avrebbero poi partecipato ai Campionati Nazionali, Europei e Mondiali. Più di qualche atleta di quegli anni sono riusciti a portare a casa qualche titolo europeo e nazionale.
Negli stessi anni, e sempre in ambito internazionale, sono stato arbitro per incontri di Mondiali ed Europei.

Sei rimasto in contatto con atleti che hai allenato nella tua lunga carriera?

Certamente, ma la cosa che trovo assolutamente più bella è il fatto che spesso passeggiando per Albignasego incrocio alcuni dei miei ex allievi che ancora si ricordano del loro maestro.
Alcuni di questi, allora bambini o ragazzini ed oggi adulti magari con famiglia, rimanevano un lontano ricordo per me; in fin dei conti ho avuto a che fare con davvero tante persone. Fortunatamente sono loro a ricordarmi i loro nomi e cognomi e la cosa incredibile è che loro stessi mi presentano a loro volta i propri figli con orgoglio e riconoscenza.

Lancia un consiglio ai genitori di piccoli atleti e ragazzi che si vogliono affacciare a questa interessante disciplina

Consiglio di informarsi con molto scrupolo di chi è e sarà il loro futuro maestro di disciplina. Nei miei lunghi anni di esperienza ho avuto a che fare con maestri non in grado di trasmettere valori e disciplina anche a livello culturale e umano.

Ti ringrazio infinitamente per il tempo che mi hai dedicato e ti auguro un in bocca al lupo per i tuoi progetti presenti e futuri

Grazie a te e complimenti per questa bella iniziativa editoriale

 

Matteo Venturini